Saturday, October 2, 2021

I Diritti di chi è Ricoverato in Ospedale Importante

I diritti di chi è ricoverato in ospedale 23 Agosto 2017 | Autore: Carlos Arija Garcia I diritti di chi è ricoverato in ospedale Il diritto all’informazione, alle cure, alle visite, a una dieta adeguata, a essere o non essere dimesso. E i diritti di chi è ricoverato ed è ancora minorenne. Già la situazione non è delle migliori: trovarsi ricoverato in un ospedale presuppone che c’è una malattia o un intervento chirurgico da subire. Il paziente, pertanto, ha bisogno di un ambiente e di un trattamento sanitario e umano che, per quanto possibile, riesca ad alleviare le sue sofferenze. Spesso chi è ricoverato in ospedale (o i suoi pazienti) non osa più di tanto alzare la voce quando c’è qualcosa che non va durante la degenza. Le lamentele per le piccole cose sono inopportune, certo, ma è importante anche conoscere i diritti di chi è ricoverato in ospedale per capire quando quella lamentela è più che giusta, anzi doverosa. Indice 1 Il diritto di chi è ricoverato all’informazione 2 Il diritto di chi è ricoverato all’assistenza 3 Il diritto di chi è ricoverato ad essere dimesso 4 Il diritto di chi è ricoverato a non essere dimesso 5 I diritti di chi è ricoverato ed è minorenne Il diritto di chi è ricoverato all’informazione Partiamo da un presupposto fondamentale: quello che per medici o infermieri può sembrare normale, rutinario o un problema di poco conto, per chi è ricoverato in ospedale può essere un elemento di disagio importante. Il personale sanitario è certamente abituato a vedere tante situazioni, spesso molto gravi. Ma il paziente, di norma, non frequenta assiduamente un ospedale. Molti problemi, apparentemente banali, si vivono con preoccupazione perché per il malato sono situazioni nuove, mai vissute. E ci va di mezzo la sua salute. Ecco perché uno dei diritti di chi è ricoverato in ospedale è quello di essere informato sulle sue condizioni di salute. Nel modo più chiaro e comprensibile, il personale sanitario deve fornirgli ogni dettaglio sulla diagnosi, anche provvisoria, e la prognosi. In altre parole: che cos’ha, come si cura ed entro quando si prevede la guarigione. Affinché questa informazione sia puntuale e precisa, primario e medici del reparto ospedaliero devono essere disponibili in orari stabiliti. Tuttavia, è possibile che, per ragioni ben motivate, i medici ritengano inopportuno dire esattamente al paziente come stanno le cose. In questo caso, hanno il dovere di informare i familiari delegati dal paziente stesso a sapere tutto quello che c’è da sapere sulle condizioni del malato. Chi è ricoverato in ospedale ha inoltre il diritto a: ricevere le notizie necessarie per poter esprimere un consenso effettivamente informato, prima di essere sottoposto a terapie ed interventi, in relazione anche ai loro possibili rischi; essere messo al corrente di eventuali indagini o trattamenti alternativi, anche se eseguibili presso altre strutture; la riservatezza dei dati che riguardano la propria malattia. Il diritto di chi è ricoverato all’assistenza Chi è ricoverato in ospedale ha diritto ad essere assistito e curato con premura e attenzione, e ad essere rispettato nella propria dignità e nelle proprie convinzioni religiose. Per un’assistenza migliore, chi è ricoverato in ospedale ha diritto a: le informazioni specifiche sul reparto in cui si trova: nome del primario, del caposala, regole di convivenza, orari di visite e pasti, ecc.; accesso (se le sue condizioni di salute lo consentono) a posto ristoro, edicola, sportello bancomat e custodia denaro, telefono, assistente sociale, assistenza infermieristica, riabilitazione funzionale, assistenza religiosa, servizio trasfusionale in caso di bisogno; alimentazione adeguata alle sue condizioni di salute e, dietro prescrizione medica, anche a una dieta personalizzata al suo stato. I pasti devono essere serviti in vassoi personalizzati, che ne garantiscano l’igiene e la tenuta termica; ricevere le visite di parenti e amici; alla pulizia dei locali, del letto, del comodino, dell’armadietto; al silenzio e alla tranquillità; al rispetto della propria salute; se in un ospedale pubblico in regime di Servizio sanitario nazionale, ha diritto all’assistenza gratuita da parte di medici e infermieri durante il ricovero e per le visite di controllo. In sostanza, al personale sanitario non deve essere pagato nulla. Semmai, per le visite successive, dovrà pagare il ticket se non ha diritto all’esenzione per patologia o per reddito. Il diritto di chi è ricoverato ad essere dimesso E’ sempre cosa buona e giusta seguire il consigli del medico, ma quando – per qualsiasi motivo – si vuole tornare a casa o andare in un’altra struttura ospedaliera, chi è ricoverato in ospedale ed è in grado di intendere e di volere ha il diritto di chiedere e di ottenere le dimissioni. Dovrà, comunque, firmare una dichiarazione in cui: motivi la sua decisione; si prenda eventuali responsabilità derivanti dal suo gesto contrario a quanto disposto dal personale sanitario. In questa dichiarazione ci dovrà essere anche il parere contrario del primario alle dimissioni. Tuttavia, anche se non d’accordo, il primario non può trattenere chi è ricoverato in ospedale contro la sua volontà: rischia un illecito penale che va dal reato di minaccia a quello di sequestro di persona. Se il paziente non è in grado di intendere e di volere, la richiesta di dimissioni può essere fatta da genitori, tutori o curatori oppure da un parente (il coniuge, il figlio) che abbia in carico il malato. Il diritto di chi è ricoverato a non essere dimesso Viceversa, c’è chi trova le dimissioni dall’ospedale troppo precipitose e ritiene che qualche giorno in più in corsia sia opportuno per completare la guarigione. In questo caso, chi è ricoverato in ospedale ha il diritto di chiedere di non essere dimesso. Se viene, comunque, mandato via, le cose da fare sono due: chiedere una lettera in cui vengano riportati nel modo più chiaro possibile la diagnosi, gli esami eseguiti, le cure in atto e quelle consigliate e la visita di controllo prevista; portare questa lettera al medico di guardia e chiedere di essere ricoverato di nuovo. In pratica, avviare una nuova accettazione. I diritti di chi è ricoverato ed è minorenne Bambini o ragazzini sotto i 18 anni ricoverati in ospedale hanno il diritto di essere assistiti da uno dei genitori 24 ore al giorno. In questo caso, la struttura sanitaria deve: agevolare la permanenza del genitore anche nelle ore notturne; garantire al genitore, se lo volesse, i pasti in ospedale. L’ospedale deve anche venire incontro alle esigenze affettive e ai bisogni espressivi del minorenne. Deve, quindi, mettere a disposizione del paziente strumenti e spazi per il gioco, anche con la collaborazione di associazioni di volontariato. Occorre cambiare Paradigma ABBIAMO DIRITTI NON SOLO DOVERI !! NatSA

Friday, September 10, 2021

VITAMINA C ACIDO ASCORBICO

La vitamina C, nota anche come acido L-ascorbico, è una vitamina idrosolubile .
A differenza della maggior parte dei mammiferi e di altri animali, gli esseri umani non hanno la capacità di sintetizzare la vitamina C e devono ottenerla dalla dieta. La vitamina C è un cofattore essenziale in numerose reazioni enzimatiche , ad esempio nella biosintesi di collagene , carnitina e neuropeptidi e nella regolazione dell'espressione genica. È anche un potente antiossidante . Studi prospettici di coorte indicano che uno stato di vitamina C più elevato , valutato misurando la vitamina C in circolo, è associato a minori rischi di ipertensione , malattia coronarica e ictus . Ci sono alcune prove che suggeriscono che la vitamina C può essere un utile complemento alla pratica medica convenzionale per ridurre il danno miocardico e l' aritmia a seguito di una procedura cardiaca o di un intervento chirurgico in pazienti con malattie cardiovascolari . Non ci sono dati sufficienti per suggerire un legame tra lo stato della vitamina C e il rischio di sviluppare un dato tipo di cancro . La maggior parte degli studi osservazionali che esaminano l'assunzione di vitamina C in relazione all'incidenza del cancro non hanno trovato alcuna associazione. Studi controllati randomizzati non hanno riportato alcun effetto della supplementazione di vitamina C sul rischio di cancro. L'attuale evidenza dell'efficacia della vitamina C per via endovenosa nei pazienti oncologici è limitata a studi osservazionali, interventi non controllati e case report . Sono necessari studi clinici di fase II ampi e di più lunga durata che verifichino l'efficacia della vitamina C per via endovenosa nella progressione del cancro e nella sopravvivenza globale. Nel complesso, l'uso regolare di integratori di vitamina C riduce la durata del comune raffreddore ma non riduce il rischio di ammalarsi. L'assunzione di integratori una volta che i sintomi del raffreddore sono già iniziati non ha benefici dimostrati. Gli integratori di vitamina C sono disponibili in molte forme, ma ci sono poche prove scientifiche che una forma sia meglio assorbita o più efficace di un'altra. Non ci sono prove scientifiche che grandi quantità di vitamina C (fino a 10 grammi [g]/giorno negli adulti) esercitino effetti negativi o tossici. Si raccomanda un livello di assunzione superiore di 2 g/die per evitare che alcuni adulti soffrano di diarrea e disturbi gastrointestinali . La vitamina C supplementare aumenta le concentrazioni di ossalato urinario, ma non è ancora noto se un aumento di ossalato urinario aumenti il ​​rischio di calcoli renali . Coloro che sono predisposti alla formazione di calcoli renali possono considerare di evitare l'integrazione di vitamina C ad alte dosi (≥1 g/giorno). Funzione La vitamina C (acido L-ascorbico) è un potente agente riducente , il che significa che dona facilmente elettroni alle molecole riceventi ( Figura 1 ). In relazione a questa ossidazione -riduzione ( redox potenziale), due principali funzioni di vitamina C sono come antiossidante e come un enzima cofattore . La vitamina C è il principale antiossidante idrosolubile e non enzimatico nel plasma e nei tessuti. Anche in piccole quantità, la vitamina C può proteggere molecole indispensabili nell'organismo, come proteine , lipidi (grassi), carboidrati e acidi nucleici ( DNA e RNA ), dai danni dei radicali liberi e delle specie reattive dell'ossigeno (ROS) che si generano durante il normale metabolismo , da cellule immunitarie attive e attraverso l'esposizione a tossine e inquinanti (p. es., alcuni chemioterapicidroghe e fumo di sigaretta). La vitamina C partecipa anche al riciclo redox di altri importanti antiossidanti; ad esempio, è noto che la vitamina C rigenera la vitamina E dalla sua forma ossidata . Il ruolo della vitamina C come cofattore è anche legato al suo potenziale redox. Mantenendo i metalli legati agli enzimi nelle loro forme ridotte, la vitamina C aiuta le ossidasi a funzione mista nella sintesi di diverse biomolecole critiche (1) . Questi enzimi sono monoossigenasi o diossigenasi (vedi Tabella 1 ). I sintomi della carenza di vitamina C, come la scarsa cicatrizzazione delle ferite e la letargia, derivano probabilmente dalla compromissione di queste reazioni enzimatiche dipendenti dalla vitamina C che portano alla sintesi insufficiente di collagene , carnitina e catecolamine (vedere Carenza di vitamina C).). Inoltre, diverse diossigenasi coinvolte nella regolazione dell'espressione genica e nel mantenimento dell'integrità del genoma richiedono la vitamina C come cofattore. Infatti, la ricerca ha recentemente scoperto il ruolo cruciale svolto da enzimi, come le diossigenasi TET e le demetilasi dell'istone contenenti il ​​dominio Jumonji , nel destino di cellule e tessuti (vedi Tabella 1 ). Questi enzimi contribuiscono alla regolazione epigenetica dell'espressione genica catalizzando le reazioni coinvolte nella demetilazione del DNA e degli istoni. Vitamina C. La vitamina C (acido L-ascorbico) è un donatore di elettroni. La vitamina C può donare in sequenza due elettroni. La vitamina C può donare elettroni ai radicali liberi reattivi, che poi si riducono. La perdita di un elettrone provoca l'ossidazione della vitamina C al radicale libero ascorbato, che è relativamente poco reattivo rispetto ad altri radicali liberi. Il radicale libero ascorbato può essere ridotto a vitamina C acquisendo un elettrone o essere ulteriormente ossidato ad acido deidroascorbico perdendo un altro elettrone. L'acido deidroascorbico è stabile solo per pochi minuti e viene quindi idrolizzato irreversibilmente per formare acido 2,3-dichetogulonico o ridotto ad acido semideidroascorbico e vitamina C (non mostrato qui). Però,l'efficacia delle reazioni di riduzione in vivo che producono vitamina C dall'acido deidroascorbico e dall'acido semideidroascorbico sembra essere bassa poiché la carenza di vitamina C si verifica in 30 giorni quando la vitamina C viene rimossa dalla dieta di persone sane. Pertanto, la maggior parte della vitamina C è probabilmente ossidata ad acido deidroascorbico, che viene metabolizzato in modo irreversibile. Tabella 1. Enzimi che richiedono vitamina C come cofattore nei mammiferi (1, 2) Enzimi* Funzioni Monoossigenasi Dopamina -monoossigenasi Biosintesi della noradrenalina (Noradrenalina) Peptidil-glicina monoossigenasi α-amidante Amidazione degli ormoni peptidici diossigenasi 3 Prolil 4-idrossilasi isoenzimi Idrossilazione del collagene 3 Prolil 3-idrossilasi isoenzimi Idrossilazione del collagene 3 isoenzimi lisilidrossilasi Idrossilazione del collagene 4 Isoenzimi del fattore inducibile dall'ipossia (HIF) HIF idrossilazione Trimetillisina idrossilasi Biosintesi della carnitina -butirrobetaina idrossilasi Biosintesi della carnitina 4-idrossifenilpiruvato diossigenasi Metabolismo della tirosina Famiglia di dieci undici traslocazioni (TET) delle diossigenasi Demetilazione del DNA Demetilasi dell'istone contenente dominio Jumonji Demetilazione degli istoni *Le monoossigenasi catalizzano l'idrossilazione di un substrato, mentre le diossigenasi catalizzano una reazione che accoppia l'idrossilazione di un substrato specifico con la conversione (decarbossilazione) dell'α-chetoglutarato in succinato. La capacità della vitamina C di influenzare lo stato di metilazione del DNA e degli istoni nelle cellule dei mammiferi sostiene un ruolo della vitamina nella salute e nella malattia al di là di quanto precedentemente compreso, in particolare salvaguardando l'integrità del genoma (3, 4) . Ruolo nell'immunità La vitamina C agisce in vitro su diversi componenti del sistema immunitario umano ; ad esempio, è stato dimostrato che la vitamina C stimola sia la produzione che la funzione dei leucociti (globuli bianchi), in particolare dei neutrofili , dei linfociti e dei fagociti . Misure specifiche delle funzioni stimolate dalla vitamina C includono la motilità cellulare , la chemiotassi e la fagocitosi . Neutrofili, fagociti mononucleati e linfociti accumulano vitamina C ad alte concentrazioni, che possono proteggere questi tipi di cellule dal danno ossidativo . In risposta ai microrganismi invasori, i leucociti fagocitari rilasciano tossine non specifiche, come i radicali superossido, l'acido ipocloroso ("candeggina") e il perossinitrito; queste specie reattive dell'ossigeno uccidono i patogeni e, nel processo, possono danneggiare i leucociti stessi . La vitamina C, attraverso le sue funzioni antiossidanti , ha dimostrato di proteggere i leucociti dal danno ossidativo autoinflitto (14) . I leucociti fagocitici producono e rilasciano anche citochine , compresi gli interferoni, che hanno attività antivirale . È stato dimostrato che la vitamina C aumenta la produzione di interferone in vitro (17). Ulteriori studi hanno riportato che la vitamina C migliora le capacità chemiotattiche e di uccisione microbica dei neutrofili e stimola la proliferazione e la differenziazione dei linfociti B e T. È opinione diffusa dal grande pubblico che la vitamina C aumenti la funzione immunitaria, ma gli studi sull'uomo pubblicati fino ad oggi sono contrastanti. Risultati disparati sono probabilmente dovuti a problemi di progettazione dello studio, spesso legati alla mancanza di comprensione della farmacocinetica e dei requisiti della vitamina C . Infine, la vitamina C aumenta la biodisponibilità del ferro dagli alimenti potenziando l'assorbimento intestinale del ferro non eme (si veda l'articolo sul Ferro ) . Biodisponibilità Esperimenti farmacocinetici di deplezione-replezione hanno dimostrato che la concentrazione plasmatica di vitamina C è strettamente controllata da tre meccanismi primari: assorbimento intestinale, trasporto tissutale e riassorbimento renale . In risposta all'aumento delle dosi orali di vitamina C, la concentrazione plasmatica di vitamina C aumenta rapidamente con assunzioni comprese tra 30 e 100 mg/die. Le concentrazioni plasmatiche di ascorbato raggiungono lo stato stazionario a concentrazioni comprese tra 60 e 80 micromoli/L (μmol/L). Questo è tipicamente osservato a dosi comprese tra 200 e 400 mg/die in giovani adulti sani, con un certo grado di variazione individuale . Si osserva un'efficienza di assorbimento al cento per cento quando si ingerisce vitamina C a dosi fino a 200 mg alla volta. Dosi più elevate (>500 mg) comportano un assorbimento di vitamina C leggermente inferiore all'aumentare della dose. Una volta che le concentrazioni plasmatiche di vitamina C raggiungono la saturazione, la vitamina C aggiuntiva viene in gran parte escreta nelle urine. In particolare, la somministrazione endovenosa di vitamina C aggira il controllo dell'assorbimento nell'intestino in modo tale che si possono ottenere concentrazioni molto elevate di vitamina C nel plasma; entro poche ore, l'escrezione renale riporta la vitamina C alle concentrazioni plasmatiche di base (vedi Trattamento del cancro ) (25) . Mentre la concentrazione plasmatica di vitamina C riflette l'assunzione alimentare recente, si pensa che la vitamina C dei leucociti (globuli bianchi) sia un indicatore delle riserve corporee. Tuttavia, la concentrazione di vitamina C nei leucociti non riflette accuratamente la vitamina C in diversi tessuti e può sottostimare in modo specifico l'assorbimento di vitamina C nel muscolo scheletrico (26) . Tuttavia, le concentrazioni plasmatiche di vitamina C ≥50 μmol/L sono sufficienti per saturare la vitamina C del tessuto muscolare. Vi sono anche alcune prove limitate che suggeriscono che gli individui portatori di determinati polimorfismi nei geni coinvolti nel trasporto della vitamina C e nei meccanismi di disintossicazione possono avere concentrazioni plasmatiche di vitamina C inferiori anche con elevate assunzioni di vitamina C (vedi anche Complicanze vascolari del diabete mellito ) (rivisto in 27 ). . A causa della farmacocinetica e della stretta regolazione della vitamina C plasmatica, l'integrazione con vitamina C avrà effetti variabili nel pieno di vitamina C (concentrazioni plasmatiche vicine alla saturazione) rispetto a quello sub-ottimale (concentrazioni plasmatiche <50 μmol/L), marginalmente carente (concentrazioni plasmatiche <23 μmol/L), o soggetti gravemente carenti (concentrazioni plasmatiche <11 μmol/L) . Gli studi scientifici che studiano l'efficacia della vitamina C per prevenire o curare la malattia devono valutare lo stato della vitamina C di base prima di intraprendere un intervento o un'analisi statistica . Carenza La grave carenza di vitamina C è nota da molti secoli come la malattia potenzialmente fatale, lo scorbuto . Alla fine del 1700, la marina britannica era consapevole che lo scorbuto poteva essere curato mangiando arance o limoni, anche se la vitamina C non sarebbe stata isolata fino all'inizio degli anni '30. I sintomi dello scorbuto includono sanguinamento sottocutaneo , scarsa chiusura della ferita e lividi facilmente, perdita di capelli e denti, dolore e gonfiore alle articolazioni. Tali sintomi sembrano essere correlati all'indebolimento dei vasi sanguigni, del tessuto connettivo e delle ossa, che contengono tutti collagene . I primi sintomi dello scorbuto come la stanchezza possono derivare da livelli ridotti di carnitina , necessaria per ricavare energia dal grasso, o da una ridotta sintesi delcatecolamina noradrenalina . Lo scorbuto è raro nei paesi sviluppati perché può essere prevenuto con appena 10 mg di vitamina C al giorno (32) . Tuttavia, si sono verificati casi in bambini e anziani sottoposti a diete molto ristrette . L'indennità dietetica raccomandata (RDA) L'indennità dietetica raccomandata ( RDA ) per la vitamina C si basa sulla quantità di assunzione di vitamina C necessaria per mantenere la concentrazione di vitamina C dei neutrofili con una minima escrezione urinaria di vitamina C e si propone di fornire una protezione antiossidante sufficiente ( Tabella 2 ) (35) . L'assunzione raccomandata per i fumatori è di 35 mg/die superiore a quella per i non fumatori, perché i fumatori sono sottoposti a un maggiore stress ossidativo a causa delle tossine nel fumo di sigaretta e generalmente hanno concentrazioni ematiche di vitamina C più basse (36) . Prevenzione delle malattie La quantità di vitamina C necessaria per aiutare a prevenire le malattie croniche è superiore alla quantità richiesta per la prevenzione dello scorbuto . Le informazioni riguardanti la vitamina C e la prevenzione delle malattie croniche si basa su entrambi i osservazionali gli studi di coorte prospettico e studi randomizzati controllati (29 , 37) . Gli studi prospettici di coorte possono esaminare l'incidenza di una specifica malattia in relazione all'assunzione di vitamina C o allo stato corporeo in una coorte di partecipanti che vengono seguiti nel tempo. Al contrario, gli studi sono studi di interventoche può stabilire una relazione causale tra un'esposizione e un risultato, ad esempio, valutando l'effetto della supplementazione di vitamina C sull'incidenza di malattie croniche nei partecipanti assegnati in modo casuale a ricevere vitamina C o placebo per un determinato periodo di tempo. Malattia cardiovascolare Disfunzione endoteliale La disfunzione endoteliale è considerata un primo passo nello sviluppo dell'aterosclerosi . Alterazioni nella struttura e nella funzione dell'endotelio vascolare che riveste la superficie interna di tutti i vasi sanguigni sono associate alla perdita della normale vasodilatazione endotelio-dipendente mediata dall'ossido nitrico . La disfunzione endoteliale provoca vasocostrizione diffusa e anomalie della coagulazione . La misurazione della dilatazione flusso-mediata dell'arteria brachiale (FMD) è spesso utilizzata come marker funzionale della funzione endoteliale; I valori dell'afta epizootica sono inversamente correlati con il rischio di future malattie cardiovascolarieventi (38) . Una meta-analisi del 2014 di 44 studi randomizzati controllati in soggetti con o senza malattie croniche ha riassunto l'effetto della vitamina C supplementare sulla funzione endoteliale misurando l'afta epizootica (19 studi), valutando il flusso sanguigno dell'avambraccio (20 studi) o mediante l'analisi delle onde del polso ( 5 prove) (39) . È stato scoperto che l'integrazione a breve termine con vitamina C riduce la disfunzione endoteliale in soggetti con insufficienza cardiaca , aterosclerosi o diabete mellito , ma non ha avuto effetto in quelli con ipertensione . La vitamina C ha anche limitato la disfunzione endoteliale indotta sperimentalmente in volontari sani(39) . È stato osservato un miglioramento della funzione endoteliale con dosi giornaliere di vitamina C superiori a 500 mg (39) . Ipertensione L'ipertensione è un importante fattore di rischio per le malattie cardiovascolari , comprese le malattie coronariche , l' ictus e la fibrillazione atriale . Un'analisi che ha combinato i dati di tre grandi coorti prospettiche indipendenti, (1) Nurses' Health Study 1 (NHS1; 88.540 donne, età media 49 anni); (2) Nurses' Health Study 2 (NHS2; 97.315 donne, età media 36 anni); e (3) lo studio di follow-up dei professionisti della salute (HPFS; 37.375 uomini, età media 52 anni), non ha riscontrato alcuna associazione tra il livello di assunzione di vitamina C e il rischio di sviluppare ipertensione (40) . D'altra parte, quando è stata misurata la concentrazione plasmatica di vitamina C, studi trasversalihanno costantemente indicato una relazione inversa tra la concentrazione plasmatica di vitamina C e la pressione sanguigna sia negli uomini che nelle donne (41-43) . Un follow-up di 15 anni di circa 2.500 partecipanti allo studio Coronary Artery Risk Development in Young Adults (CARDIA) ha rilevato che una vitamina C plasmatica più elevata e un punteggio di qualità della dieta più elevato erano associati indipendentemente a un rischio ridotto di sviluppare ipertensione (44) . È interessante notare che non vi era alcuna relazione tra il punteggio della dieta e il rischio di ipertensione in quelli con la vitamina C plasmatica più bassa, e la vitamina C plasmatica era positivamente associata al rischio di ipertensione in quelli con punteggi dietetici bassi (44) . Una meta-analisi di 29 piccoli studi randomizzati controllati di breve durata (durata mediana, 8 settimane) in 1.407 partecipanti (da 10 a 120 soggetti per studio, inclusi soggetti normotesi e ipertesi) ha rilevato che l'integrazione giornaliera con 60-4.000 mg di vitamina C (dose mediana, 500 mg) ha ridotto la pressione sanguigna sistolica di 3,84 mm Hg e la pressione sanguigna diastolica di 1,48 mm Hg (45) . Sono necessari studi a lungo termine di buona qualità per esaminare se l'effetto antipertensivo della vitamina C si mantiene nel tempo e si traduce infine in un ridotto rischio di eventi cardiovascolari. È importante che le persone con una pressione sanguigna significativamente elevata non facciano affidamento solo sulla supplementazione di vitamina C per ridurre la loro ipertensione. Dovrebbero invece cercare o continuare il trattamento con farmaci antipertensivi e apportare cambiamenti nella dieta e nello stile di vita in consultazione con il proprio medico. Rischio di malattie cardiovascolari La malattia coronarica (CHD) è caratterizzata dall'accumulo di placca all'interno delle arterie che forniscono sangue al cuore ( aterosclerosi ). Nel corso di anni di accumulo e danni accumulati alle arterie coronarie , la CHD può culminare in un infarto miocardico o in un attacco di cuore. Molti studi prospettici di coorte hanno esaminato la relazione tra l'assunzione di vitamina C dalla dieta e dagli integratori e il rischio di malattia coronarica , i cui risultati sono stati raggruppati e analizzati in due analisi separate (46, 47). Nel 2004, un'analisi combinata di nove studi prospettici di coorte ha rilevato che l'assunzione supplementare di vitamina C (≥400 mg/giorno per una media di 10 anni), ma non l'assunzione di vitamina C nella dieta, era inversamente associata al rischio di malattia coronarica (46) . Al contrario, una meta-analisi del 2008 di 14 studi di coorte ha concluso che l'assunzione di vitamina C nella dieta, ma non supplementare, era inversamente correlata al rischio di CHD (47) . Il più recente ampio studio prospettico di coorte ha trovato un'associazione inversa tra l'assunzione di vitamina C nella dieta e la mortalità per malattia coronarica nelle donne giapponesi, ma non negli uomini (48) . Nonostante l'associazione variabile a seconda della fonte, queste analisi indicano un'associazione inversa complessiva tra maggiori assunzioni di vitamina C e rischio di CHD. Limitazioni inerenti alla metodologia di valutazione della dieta, come bias di richiamo , errore di misurazione e confusione residua , possono spiegare alcune delle associazioni incoerenti tra l'assunzione di vitamina C e il rischio di CHD. Al fine di superare tali limitazioni, alcuni studi prospettici hanno misurato le concentrazioni plasmatiche o sieriche di vitamina C come indice più affidabile dell'assunzione di vitamina C e biomarcatore dello stato di vitamina C del corpo . Lo studio prospettico di coorte European Investigation into Cancer and Nutrition (EPIC)-Norfolk ha studiato la relazione tra lo stato della vitamina C e l' insufficienza cardiaca incidente in adulti sani (9.187 uomini e 11.112 donne, di età compresa tra 58,1 +/- 9,2 anni) (49) . Dopo un follow-up medio di 12,8 anni, la vitamina C plasmatica è stata inversamente associata a casi incidenti di insufficienza cardiaca. Nello specifico, la vitamina C plasmatica variava da circa 23 a 70 μmol/L negli uomini e da 33 a 82 μmol/L nelle donne; in questo intervallo, ogni aumento di 20 μmol/L di vitamina C plasmatica era associato a una riduzione del 9% del rischio di insufficienza cardiaca. Sebbene sia una fonte primaria di vitamina C nella dieta, il consumo di frutta e verdura - valutato dal questionario sulla frequenza alimentare — non è risultato essere associato a un minor rischio di insufficienza cardiaca congestizia (49) . Ciò evidenzia il fatto che le limitazioni associate ai metodi di valutazione dietetica come i questionari sulla frequenza alimentare possono essere superate utilizzando biomarcatori dell'assunzione di nutrienti (50, 51) . Una revisione del 2017 di otto studi randomizzati controllati pubblicati ha trovato risultati incoerenti da sette studi che riportavano l'effetto della supplementazione di vitamina C sul colesterolo sierico e sui trigliceridi , fattori di rischio stabiliti per le malattie cardiovascolari (52) . Solo un ampio studio su oltre 14.000 uomini anziani che hanno partecipato al Physicians' Health Study II (PHS II) ha riportato gli esiti cardiovascolari. PHS II ha rilevato che l'integrazione di vitamina C (500 mg/die) per una media di otto anni non ha avuto effetti significativi su eventi cardiovascolari maggiori, infarto miocardico totale o mortalità cardiovascolare (53) . In particolare, questo studio aveva diversi limiti (54), inclusa la mancata misurazione dello stato della vitamina C e il reclutamento di una popolazione di studio ben nutrita. Sono necessari studi di migliore qualità per esaminare l'effetto della vitamina C sugli endpoint cardiovascolari nei partecipanti con un rischio elevato di malattie cardiovascolari. Ictus Un evento cerebrovascolare, o ictus , può essere classificato come emorragico o ischemico . L'ictus emorragico si verifica quando un vaso sanguigno indebolito si rompe e sanguina nel tessuto cerebrale circostante. L'ictus ischemico si verifica quando un'ostruzione all'interno di un vaso sanguigno blocca il flusso sanguigno al cervello. La maggior parte (~80%) degli eventi cerebrovascolari nei paesi ad alto reddito è di natura ischemica e associata all'aterosclerosi come condizione sottostante (55, 56) . Per quanto riguarda la vitamina C e le malattie cerebrovascolari , uno studio prospettico di coorte che ha seguito per 20 anni più di 2.000 residenti di una comunità rurale giapponese ha rilevato che il rischio di ictus in quelli con le più alte concentrazioni sieriche di vitamina C era inferiore del 29% rispetto a quelli con le più basse concentrazioni sieriche di vitamina C (57) . Allo stesso modo, lo studio EPIC-Norfolk, uno studio di coorte prospettico di 10 anni su 20.649 adulti, ha rilevato che gli individui con concentrazioni plasmatiche di vitamina C nel quartile più alto (25%) avevano un rischio di ictus inferiore del 42% rispetto a quelli nel quartile più basso. (≥66 μmol/L contro <41 μmol/L) (58). Sia nella popolazione giapponese (57) che in quella EPIC-Norfolk (58) , le concentrazioni di vitamina C nel sangue erano altamente correlate con l'assunzione di frutta e verdura. Pertanto, come in molti studi sull'assunzione di vitamina C e sul rischio di malattie croniche , è difficile separare gli effetti della vitamina C dagli effetti di altri componenti di frutta e verdura. Ad esempio, il potassio - che si trova ad alti livelli in banane, patate e altra frutta e verdura - è noto per essere importante nella regolazione della pressione sanguigna e l'elevata pressione sanguigna è un importante fattore di rischio per l'ictus (vedi l'articolo sul potassio ). Una meta-analisi del 2013di 17 studi prospettici di coorte hanno riportato un rischio inferiore del 19% di ictus con l'assunzione di vitamina C nella dieta più alta rispetto a quella più bassa e un rischio inferiore del 38% con le concentrazioni di vitamina C circolante più alte rispetto a quelle più basse (59) . Uno studio randomizzato , in doppio cieco , controllato con placebo su oltre 14.000 uomini anziani che hanno partecipato al Physicians' Health Study II (PHS II) ha rilevato che l'integrazione di vitamina C (500 mg/die) per una media di otto anni non ha avuto effetti significativi sull'incidenza o la mortalità per qualsiasi tipo di ictus (53) . Anche altri studi non sono riusciti a mostrare alcuna prova di un effetto della vitamina C sul rischio di ictus. Una meta-analisi di 10 studi che hanno esaminato le vitamine antiossidanti , di cui cinque includevano la vitamina C, non ha trovato alcuna associazione tra alcuna vitamina antiossidante (vitamina C, vitamina E o β-carotene), somministrata da sola o in combinazione, e il rischio di ictus . 60) . Cancro Nel complesso, studi di coorte prospettici osservazionali hanno riportato nessuna o modesta associazione inversa tra l'assunzione di vitamina C e il rischio di sviluppare un dato tipo di cancro (37 , 61-63) . Di seguito vengono forniti ulteriori dettagli per quei sottotipi di cancro con sostanziali informazioni scientifiche ottenute da studi prospettici di coorte. Studi randomizzati , in doppio cieco , controllati con placebo che hanno testato l'effetto della supplementazione di vitamina C (da sola o in combinazione con altri nutrienti antiossidanti ) sull'incidenza o sulla mortalità del cancro non hanno mostrato alcun effetto (64) . Tumore al seno Due ampi studi prospettici hanno scoperto che l'assunzione di vitamina C nella dieta è inversamente associata all'incidenza del cancro al seno in alcuni sottogruppi. Nello studio sulla salute degli infermieri, le donne in premenopausa con una storia familiare di cancro al seno che consumavano una media di 205 mg/giorno di vitamina C dal cibo avevano un rischio di cancro al seno inferiore del 63% rispetto a quelle che consumavano una media di 70 mg/giorno (65) . Nella Swedish Mammography Cohort, le donne in sovrappeso che consumavano una media di 110 mg/giorno di vitamina C avevano un rischio di cancro al seno inferiore del 39% rispetto alle donne in sovrappeso che consumavano una media di 31 mg/giorno (66) . Studi di coorte prospettici più recenti non hanno riportato alcuna associazione tra dieta e/o supplementazioneassunzione di vitamina C e cancro al seno (67-69) . Cancro allo stomaco Numerosi studi osservazionali hanno scoperto che un aumento dell'assunzione di vitamina C nella dieta è associato a un ridotto rischio di cancro gastrico (stomaco) e esperimenti di laboratorio indicano che la vitamina C inibisce la formazione di composti cancerogeni N-nitroso nello stomaco (70-72) . Uno studio caso-controllo innestato nello studio EPIC trovato un rischio del 45% inferiore gastrico incidenza del cancro negli individui nel più alto (≥51 mmol / L) rispetto disponibilità (<29 mmol / L) quartile della concentrazione plasmatica di vitamina C; non è stata osservata alcuna associazione tra l'assunzione di vitamina C nella dieta e il cancro gastrico (73) . È noto che l' infezione da batteri , Helicobacter pylori ( H. pylori ), aumenta il rischio di cancro allo stomaco ed è associata a un minor contenuto di vitamina C nelle secrezioni gastriche (74, 75) . Sebbene due studi di intervento non siano riusciti a dimostrare una riduzione dell'incidenza del cancro allo stomaco con l' integrazione di vitamina C (35) , alcune ricerche suggeriscono che l'integrazione di vitamina C può essere un'utile aggiunta alla terapia standard di eradicazione dell'H. pylori nel ridurre il rischio di cancro gastrico (76) . Poiché la vitamina C può inattivare l'ureasi (un enzima che facilita l' H. pylorisopravvivenza e colonizzazione della mucosa gastrica a basso pH ) in vitro , la vitamina C può essere più efficace come agente profilattico in quelli senza acloridria (77, 78) . Cancro al colon Mettendo insieme i dati di 13 studi prospettici di coorte comprendenti 676.141 partecipanti, è stato determinato che l'assunzione alimentare di vitamina C non era associata al cancro del colon , mentre l'assunzione totale di vitamina C (cioè da cibo e integratori ) era associata a un rischio ridotto del 19%. del cancro del colon (79) . Ciascuno degli studi di coorte ha utilizzato questionari sulla frequenza alimentare autosomministrati al basale per valutare l'assunzione di vitamina C. Sebbene l'analisi sia stata aggiustata per diversi stili di vita e fattori di rischio noti, gli autori hanno notato che altri comportamenti sani e/o l'assunzione di folati potrebbero aver confuso l'associazione. Linfoma non Hodgkin Uno studio prospettico basato sulla popolazione , l'Iowa Women's Health Study, ha raccolto dati di base sull'uso di dieta e integratori in 35.159 donne (di età compresa tra 55 e 69 anni) e ha valutato il rischio di sviluppare linfoma non Hodgkin (NHL) in 19 anni di follow- up -up (80) . Nel complesso, è stata osservata un'associazione inversa tra assunzione di frutta e verdura e rischio di NHL. Inoltre, l'assunzione dietetica, ma non supplementare, di vitamina C e altri nutrienti antiossidanti ( carotenoidi , proantocianidine e manganese) era inversamente associato al rischio di NHL. Un altro ampio studio prospettico multicentrico, la Women's Health Initiative, che ha seguito 154.363 donne in postmenopausa per 11 anni, ha rilevato che l'assunzione di vitamina C nella dieta e negli integratori al basale era inversamente associata al linfoma diffuso a cellule B, un sottotipo di NHL (81) . Altri tipi di cancro sito-specifici Il Physicians' Health Study II era uno studio randomizzato , controllato con placebo che ha esaminato l'effetto della vitamina E (400 UI/die), della vitamina C (500 mg/die) e di un integratore multivitaminico sul rischio di cancro in 14.641 pazienti di media età. medici di sesso maschile di età superiore a 10,3 anni (7,6 anni di trattamento attivo più 2,8 anni di follow-up post-trattamento) (82) . L'integrazione con vitamina C non ha avuto alcun effetto sul rischio complessivo di cancro o sul rischio di cancro alla prostata , alla vescica o al pancreas; c'è stata una riduzione marginale dell'incidenza del cancro del colon-retto con la vitamina C rispetto al placebo (82). Diabete mellito di tipo 2 Nello studio sulla dieta e la salute del National Institutes of Health (NIH)-American Association of Retired Persons (AARP) che includeva 232.007 partecipanti, l'uso di integratori di vitamina C per almeno sette volte alla settimana era associato a un rischio inferiore del 9% di sviluppare diabete mellito di tipo 2 rispetto all'uso senza integratori (83) . In una coorte di 21.831 adulti seguiti per 12 anni nello studio EPIC-Norfolk, è stato riscontrato che un'elevata vitamina C plasmatica è fortemente associata a un ridotto rischio di diabete (84) . Inoltre, diversi studi trasversali hanno riportato associazioni inverse tra le concentrazioni circolanti di vitamina C e i marcatori diinsulino-resistenza o intolleranza al glucosio , come la concentrazione di emoglobina glicata (HbA1c) (50 , 85, 86) . Tuttavia, studi controllati randomizzati a breve termine non hanno riscontrato alcun effetto della supplementazione di vitamina C sulla glicemia a digiuno, sull'insulina a digiuno e sulle concentrazioni di HbA1c in individui sani (87) . Non è noto se l'integrazione di vitamina C possa migliorare i marcatori del controllo glicemico in soggetti a rischio di diabete. Esiti avversi della gravidanza Una meta-analisi del 2015 di 29 studi randomizzati controllati ha rilevato che la somministrazione di vitamina C durante la gravidanza, da sola o in combinazione con pochi altri integratori , non è riuscita a ridurre i rischi di natimortalità, morte perinatale, restrizione della crescita intrauterina, parto prematuro, rottura prematura di membrane e preeclampsia (88) . Tuttavia, l'integrazione di vitamina C ha portato a un rischio inferiore del 36% di distacco della placenta e ad un aumento significativo dell'età gestazionale alla nascita (88) . Un'altra meta-analisi di 40 studi randomizzati controllati su 276.820 donne non ha riscontrato alcun effetto della vitamina C, da sola o in combinazione con la vitamina Eo multivitaminici, se integrati durante la gravidanza (a partire da prima della 20a settimana di gestazione), sui rischi di perdita complessiva del feto, aborto spontaneo, natimortalità e malformazioni congenite (89) . Il fumo di sigaretta durante la gravidanza causa, tra le altre complicazioni della gravidanza, una limitazione della crescita intrauterina e un parto pretermine (90, 91) , ed è la causa principale delle malattie respiratorie infantili (92) . Per alcune ragioni ancora poco chiare, il fumo è stato associato a un minor rischio di preeclampsia durante la gravidanza (93) . Un'analisi secondaria di uno studio multicentrico, randomizzato, in doppio cieco , controllato con placebo in quasi 10.000 donne in gravidanza non ha riscontrato alcuna riduzione del rischio di preeclampsia con vitamina C (1.000 mg/giorno) e vitamina E (400 UI/giorno) supplementari. indipendentemente dallo stato di fumatore delle donne durante la gravidanza. Tuttavia, antiossidantel'integrazione ha portato a una riduzione dei rischi di distacco della placenta e parto pretermine nelle donne che hanno fumato durante la gravidanza ma non nelle non fumatrici (94) . Un altro studio pilota multicentrico ha riscontrato una migliore funzione polmonare durante la prima settimana di vita e un minor rischio di respiro sibilante fino a un anno di età nei bambini le cui madri fumatrici sono state randomizzate a ricevere vitamina C (500 mg/giorno) piuttosto che un placebo durante la gravidanza (95) . Lo studio Vitamin C to Decrease the Effects of Smoking in Pregnancy on Infant Lung Function [VCSIP] è uno studio in corso progettato per confermare queste osservazioni preliminari utilizzando misurazioni più accurate della funzione polmonare in un campione più ampio di donne randomizzate a ricevere vitamina C supplementare o placebo (96) . Il morbo di Alzheimer Negli Stati Uniti, la malattia di Alzheimer (AD) è la forma più comune di demenza , che colpisce 5,5 milioni di individui di età pari o superiore a 65 anni (97) . Lo stress ossidativo , la neuroinfiammazione, la deposizione di placca β- amiloide , i grovigli che formano la proteina Tau e la morte delle cellule neuronali nel cervello di soggetti affetti da AD sono stati associati al declino cognitivo e alla perdita di memoria. È stato scoperto che concentrazioni inferiori di vitamina C nel liquido cerebrospinale (CSF) e nella matrice extracellulare del cervello di un modello murino di AD aumentano lo stress ossidativo e accelerano la deposizione di amiloide e la progressione della malattia (98). In un altro modello di topo AD che mancava della capacità di sintetizzare la vitamina C, l'integrazione con una dose alta o bassa di vitamina C ha ridotto la deposizione di amiloide nella corteccia e nell'ippocampo e ha limitato le alterazioni della barriera emato-encefalica e la disfunzione mitocondriale (99) . La maggior parte dei grandi studi basati sulla popolazione che esaminano la relazione tra l'assunzione di vitamina C o l'integrazione con l'incidenza di AD ha riportato risultati nulli (100) . Al contrario, studi osservazionali hanno riportato concentrazioni plasmatiche di vitamina C inferiori nei pazienti con AD rispetto ai soggetti cognitivamente sani (101) e hanno riscontrato una migliore funzione cognitiva o un minor rischio di deterioramento cognitivo con una vitamina C plasmatica più elevata (100) . Pochi studi hanno misurato la concentrazione di vitamina C nel liquido cerebrospinale, che riflette più da vicino lo stato di vitamina C nel cervello. La vitamina C è concentrata nel cervello attraverso una combinazione di trasporto attivo nel tessuto cerebrale e ritenzione attraverso la barriera ematoencefalica (100) . Sebbene la vitamina C nel liquido cerebrospinale sia mantenuta a concentrazioni diverse volte superiori alla vitamina C plasmatica, la funzione precisa della vitamina C nella funzione cognitiva e nell'eziologia dell'AD non è ancora completamente compresa (102) . In un piccolo studio longitudinale sui biomarcatori in 32 individui con probabile AD, un rapporto CSF-plasma più elevato di vitamina C al basale era associato a un tasso più lento di declino cognitivo a un anno di follow-up (103). La compromissione dell'integrità della barriera emato-encefalica può influenzare la capacità del cervello di trattenere la vitamina C e quindi di mantenere un elevato rapporto CSF-plasma della vitamina C. Il significato del rapporto CSF-plasma vitamina C nella progressione dell'AD richiede ulteriori studi. L'effetto della supplementazione di vitamina C, in combinazione con altri antiossidanti , sui biomarcatori del liquido cerebrospinale e sulla funzione cognitiva è stato esaminato solo in pochi studi che hanno coinvolto pazienti con AD. In un piccolo (n=23), studio in aperto , l'integrazione combinata con vitamina C (1.000 mg/giorno) e vitamina E (400 UI/giorno) in pazienti con AD che assumevano un inibitore della colinesterasi ha aumentato significativamente i livelli di antiossidanti e ridotto l' ossidazione delle lipoproteine in CSF dopo un anno, ma non ha avuto alcun effetto sul decorso clinico dell'AD rispetto ai controlli (104) . Un risultato simile è stato ottenuto in un doppio cieco , randomizzato e controllatoin cui l'integrazione combinata con vitamina C (500 mg/giorno), vitamina E (800 UI/giorno) e acido α-lipoico (900 mg/giorno) per 16 settimane ha ridotto l'ossidazione delle lipoproteine ​​nel liquido cerebrospinale ma non ha prodotto alcun beneficio clinico in individui con AD da lieve a moderato (n=78) (105) . In quest'ultimo studio, è stato osservato un maggiore declino nel punteggio Mini Mental State Examination (MMSE) nel gruppo integrato, tuttavia, il significato di questa osservazione rimane poco chiaro. Un terzo studio controllato con placebo su anziani con lieve compromissione cognitiva (età, 60-75 anni) ha rilevato che l'integrazione di un anno con vitamina C (400 mg/giorno) e vitamina E (300 mg/giorno) ha migliorato la capacità antiossidante del sangue, ma ha nessun effetto sui punteggi MMSE (106) . In questo momento, l'evitare la carenza o l'insufficienza di vitamina C, piuttosto che l'integrazione negli individui pieni , sembra prudente per la promozione di un sano invecchiamento cerebrale (101) . cataratta La lente dell'occhio focalizza la luce, producendo un'immagine chiara e nitida sulla retina , uno strato di tessuto sulla parete posteriore interna del bulbo oculare. Le modificazioni del cristallino legate all'età (ispessimento, perdita di flessibilità) e il danno ossidativo contribuiscono alla formazione di cataratta , cioè torbidità o opacità del cristallino che interferisce con la chiara messa a fuoco delle immagini sulla retina. Nell'uomo, la concentrazione di vitamina C è da 15 a 20 volte superiore nell'umore acqueo - fluido che riempie le camere anteriore e posteriore dell'occhio - rispetto al plasma , suggerendo che la vitamina potrebbe svolgere un ruolo importante nell'occhio (107) . Ridotte concentrazioni di vitamina C nel cristallino dell'occhio sono state associate ad un aumento della gravità della cataratta (108) . Una meta-analisi di studi osservazionali ha rilevato che un ridotto rischio di cataratta correlata all'età con una maggiore assunzione di vitamina C nella dieta negli studi caso-controllo e con maggiori concentrazioni di vitamina C circolante negli studi trasversali. Tuttavia, tali associazioni non sono state trovate nelle analisi aggregate di studi prospettici di coorte (109) . Infatti, due studi prospettici di coorte condotti su uomini (110) e donne (111) svedesi hanno riportato che i singoli integratori di vitamina C ad alte dosi erano associati ad un aumentato rischio di cataratta, specialmente in quelli in terapia con corticosteroidi . Una revisione del 2012 di nove studi randomizzati controllati non ha riscontrato alcun effetto sostanziale di -carotene, vitamina C e vitamina E, somministrati singolarmente o in combinazione da 2,1 a 12 anni, sul rischio di cataratta o chirurgia della cataratta (112) . Sebbene attualmente gli studi non supportino l'uso di un'integrazione ad alte dosi con vitamina C nella prevenzione della cataratta, è stata osservata una consistente associazione inversa tra un'elevata assunzione giornaliera di frutta e/o verdura (>5 porzioni/giorno) e il rischio di cataratta (113 ) . Gotta La gotta , una condizione che affligge più del 4% degli adulti statunitensi (114) , è caratterizzata da concentrazioni ematiche anormalmente elevate di acido urico (urato) (115) . I cristalli di urato possono formarsi nelle articolazioni, causando infiammazione e dolore, così come nei reni e nel tratto urinario, con conseguente calcolosi renale . La tendenza a mostrare elevate concentrazioni di acido urico nel sangue e sviluppare la gotta è spesso ereditaria; tuttavia, la modifica della dieta e dello stile di vita può essere utile sia nella prevenzione che nel trattamento della gotta (116) . In uno studio osservazionale che ha incluso 1.387 uomini, una maggiore assunzione di vitamina C è stata associata a una riduzione del sieroconcentrazioni di acido urico (117) . In uno studio trasversale condotto su 4.576 afroamericani, la probabilità di avere iperuricemia era associata a un'assunzione alimentare ricca di fruttosio, povera di vitamina C o con rapporti elevati fruttosio-vitamina C (118) . Uno studio prospettico che ha seguito una coorte di 46.994 uomini per 20 anni ha rilevato che l'assunzione giornaliera totale di vitamina C era inversamente associata all'incidenza della gotta, con assunzioni più elevate associate a maggiori riduzioni del rischio (119) . I risultati di questo studio hanno anche indicato che la vitamina C supplementare può essere utile nella prevenzione della gotta (119) . Una meta-analisi del 2011 di 13 studi randomizzati controllati in individui sani con acido urico sierico elevato ha rivelato che l'integrazione di vitamina C (una dose mediana di 500 mg/die per una durata media di 30 giorni) ha ridotto modestamente le concentrazioni sieriche di acido urico di 0,35 mg/ dL rispetto al placebo (120) . Tale riduzione rientra nell'intervallo di variabilità del dosaggio ed è improbabile che sia clinicamente significativa (121) . Uno studio controllato di otto settimane, in aperto , ha randomizzato 40 soggetti con gotta a ricevere allopurinolo (standard di cura), vitamina C o entrambi i trattamenti (122). L'effetto della vitamina C, da sola o con allopurinolo, sulla diminuzione dell'acido urico sierico è stato modesto e molto inferiore a quello del solo allopurinolo. Lo studio non ha esaminato l'effetto della vitamina C su altri esiti associati alla gotta (122) . Sebbene studi osservazionali suggeriscano che la vitamina C supplementare può essere utile per prevenire la gotta incidente e ricorrente, ciò non è stato dimostrato dagli studi di intervento intrapresi finora. Inoltre, attualmente ci sono poche prove a sostegno di un ruolo della vitamina C nella gestione dei pazienti con gotta (123) . Mortalità Due ampi studi di coorte prospettici hanno valutato la relazione tra l'assunzione di vitamina C nella dieta e negli integratori e la mortalità. Nello studio Vitamins and Lifestyle, 55.543 uomini e donne (età 50-76 anni) sono stati interrogati al basale sul loro uso di integratori alimentari durante i 10 anni precedenti (124) . Dopo cinque anni di follow-up, l'uso di integratori di vitamina C è stato associato a una piccola diminuzione del rischio di mortalità totale, sebbene non sia stata trovata alcuna associazione con malattie cardiovascolari o cancro-mortalità specifica. Nel secondo studio prospettico di coorte, il Diet, Cancer and Health Study, 55.543 adulti danesi (età 50-64 anni) sono stati interrogati al basale sul loro stile di vita, dieta e uso di integratori durante i 12 mesi precedenti (125) . Non è stata trovata alcuna associazione tra l'assunzione dietetica o supplementare di vitamina C e la mortalità dopo circa 14 anni di follow-up. Al contrario, una meta-analisi del 2014 di 10 studi di coorte prospettici su 17.696 donne con cancro al seno ha riscontrato un minor rischio di mortalità totale e specifica per cancro al seno con una maggiore assunzione di vitamina C supplementare e dietetica (126) . Una meta-analisi del 2012 di 29 studi non ha riscontrato alcun effetto della vitamina C orale, somministrata da sola o in combinazione con altri antiossidanti, sulla mortalità per tutte le cause(127) . Parallelamente a questi studi di valutazione dietetica, è stata osservata una forte associazione inversa tra vitamina C plasmatica e mortalità per tutte le cause, malattie cardiovascolari e cardiopatia ischemica (e cancro solo negli uomini) nello studio prospettico di coorte multicentrico EPIC-Norfolk . 128) . Dopo circa quattro anni di follow-up in 19.496 uomini e donne (età 45-79 anni), è stata osservata una relazione dose-risposta tale che ogni aumento di 20 μmol/L di vitamina C plasmatica era associato a una riduzione del rischio stimata del 20% in mortalità per tutte le cause. Allo stesso modo, siero superiorele concentrazioni di vitamina C sono state associate a una diminuzione dei rischi di mortalità specifica per cancro e per tutte le cause in 16.008 adulti dal National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES) III (1994-1998) degli Stati Uniti (129) . Trattamento della malattia Malattia cardiovascolare Complicazioni di procedure cardiache e interventi chirurgici Lesione miocardica periprocedurale: l' angioplastica coronarica (chiamata anche angioplastica coronarica percutanea transluminale) è una procedura non chirurgica per il trattamento della cardiopatia coronarica ostruttiva (CHD), compresa l' angina pectoris instabile , l'infarto miocardico acuto e la CHD multivasale. L'angioplastica comporta l'inserimento e il gonfiaggio temporaneamente di un minuscolo palloncino nell'arteria ostruita per aiutare a ripristinare il flusso sanguigno al cuore. Il danno miocardico periprocedurale che si verifica fino a un terzo dei pazienti sottoposti ad angioplastica altrimenti non complicata aumenta il rischio di morbilità e mortalità al follow-up. Uno studio randomizzato , controllato con placebo ha esaminato l'effetto della vitamina C per via endovenosa somministrata a pazienti con angina stabile sottoposti ad angioplastica coronarica elettiva (130) . La somministrazione di un'infusione di vitamina C da 1 grammo (g) un'ora prima dell'angioplastica ha ridotto le concentrazioni di marker di stress ossidativo e ha migliorato la perfusione microcircolatoria rispetto al placebo (130) . Un altro studio ha randomizzato 532 pazienti a ricevere un'infusione di vitamina C da 3 g o un placebo (soluzione salina) entro sei ore prima dell'angioplastica coronarica (131). Il trattamento con vitamina C ha sostanzialmente ridotto l'incidenza del danno miocardico periprocedurale, come valutato da una riduzione delle concentrazioni di due marcatori di danno miocardico, vale a dire creatina chinasi e troponina-I (131) . Un recente studio randomizzato controllato ha valutato l'effetto della somministrazione di vitamina C e vitamina E sul danno da riperfusione in pazienti che hanno avuto infarto miocardico acuto e sono stati sottoposti ad angioplastica coronarica (vedi sotto) (132) . Danno da riperfusione miocardica: il danno da riperfusione si riferisce al danno tissutale che si verifica al momento del ripristino del flusso sanguigno (riperfusione) a seguito di ischemia transitoria . Il muscolo cardiaco può diventare privo di ossigeno (ischemico) a seguito di infarto miocardico o con clampaggio aortico durante l' intervento di bypass coronarico (CABG). L'aumento della generazione di specie reattive dell'ossigeno (ROS) quando l'apporto di ossigeno al muscolo cardiaco viene ripristinato potrebbe essere un importante contributo al danno miocardico che si verifica alla riperfusione (133) . Il danno da riperfusione miocardica porta a complicazioni, come aritmie da riperfusione (vedi Fibrillazione atriale ) estordimento del miocardio . La vitamina C si esaurisce durante e dopo la cardiochirurgia (134) e ciò potrebbe essere dovuto all'estinzione diretta dei ROS, alla rigenerazione di altri antiossidanti e/o a una sintesi massiccia di catecolamine (dopamina, epinefrina, norepinefrina) (135) . Due studi randomizzati controllati condotti negli anni '90 hanno riportato una riduzione dello stress ossidativo indotto dalla riperfusione e del danno miocardico con la somministrazione endovenosa (136) o orale (137) di vitamina C prima dell'intervento di CABG (rivisto in 135 ). Un più recente randomizzato, in doppio cieco ,studio controllato con placebo è stato progettato per esaminare l'effetto della somministrazione di vitamina C e vitamina E sul danno da ischemia-riperfusione in 99 pazienti con infarto miocardico acuto sottoposti ad angioplastica coronarica (132) . Infusione di vitamina C (ascorbato di sodio: 3,20 mmol/min per 1 ora poi 0,96 mmol/min per 2 ore) prima della riperfusione seguita da integrazione orale con vitamina C (1 g/giorno) e vitamina E (400 UI/giorno) per 84 giorni prevenivano efficacemente una riduzione della capacità antiossidante alla riperfusione e per le successive sei-otto ore. Il protocollo ha anche limitato la disfunzione microvascolare (vale a dire, una migliore perfusione microcircolatoria) e una migliore frazione di eiezione ventricolare sinistra alla dimissione (giorno 84) (138, 139). Tuttavia, non è stata osservata alcuna differenza nella dimensione dell'infarto tra il trattamento con vitamine antiossidanti e il placebo (138) . Fibrillazione atriale: la fibrillazione atriale è il tipo più comune di aritmia cardiaca . È anche una comune complicanza post-chirurgica cardiaca, che porta ad un aumento del rischio di morbilità cardiovascolare (p. es., insufficienza cardiaca , ictus ) e mortalità. Tre meta-analisi di studi prospettici di coorte e studi randomizzati controllati hanno riportato una riduzione complessiva del rischio di fibrillazione atriale postoperatoria dopo somministrazione di vitamina C principalmente orale (140-142). Nella maggior parte degli studi, i partecipanti hanno ricevuto 2 g di vitamina C prima di sottoporsi a CABG o intervento chirurgico di sostituzione della valvola e da 1 a 2 g/die per cinque giorni dopo l'intervento. Sebbene solo una minoranza di studi somministrasse vitamina C per via endovenosa , questa via di somministrazione sembrava essere più efficace nel ridurre il rischio di fibrillazione atriale, presumibilmente a causa delle maggiori concentrazioni plasmatiche raggiunte (140) . Da notare, un'analisi di sottogruppo in una delle meta-analisi ha mostrato una riduzione della fibrillazione atriale postoperatoria con vitamina C in studi non statunitensi (10 studi) ma nessun effetto della vitamina C negli studi statunitensi (5 studi) (140) . Danno da ischemia-riperfusione cerebrale Un piccolo studio randomizzato controllato eseguito su 60 pazienti con ictus ischemico ha mostrato che la somministrazione endovenosa di vitamina C (500 mg/die per 10 giorni, iniziata il giorno 1 dopo l'ictus) non ha avuto effetto sui marker sierici di stress ossidativo o sugli esiti neurologici rispetto al placebo (143 ) . Complicanze vascolari del diabete mellito La malattia cardiovascolare (CVD) è la principale causa di morte nei soggetti con diabete mellito . Il ruolo dell'aumento dello stress ossidativo nell'insorgenza di complicanze vascolari nei soggetti con diabete ha portato ad ipotizzare che maggiori assunzioni di nutrienti antiossidanti potrebbero aiutare a ridurre il rischio di malattie cardiovascolari nei soggetti diabetici (144) . Una meta-analisi del 2018 di studi randomizzati controllati che studiano l'effetto dell'integrazione vitaminica antiossidante nei pazienti con diabete di tipo 2 ha rilevato che la maggior parte dei miglioramenti nei marcatori dello stress ossidativo e della glicemiail controllo potrebbe essere attribuito alla vitamina E (145) . Un'altra meta-analisi degli studi non ha riscontrato alcun effetto delle vitamine E e C, da sole o in combinazione, sulle misure della funzione delle cellule e della resistenza all'insulina (146) . Tuttavia, la maggior parte degli studi erano piccoli e di breve durata e quindi non valutavano le conseguenze dell'uso a lungo termine di vitamine antiossidanti sul rischio di complicanze vascolari nei pazienti diabetici. Uno studio randomizzato controllato con placebo di 12 mesi su 456 partecipanti con diabete di tipo 2 trattati con metformina ha esaminato l'effetto della vitamina C (500 mg/die) o dell'acido acetilsalicilico (aspirina; 100 mg/die) sui fattori di rischio per le complicanze legate al diabete come CVD (147). Sia la vitamina C che l'aspirina hanno ridotto la glicemia a digiuno e le concentrazioni di HbA1c e hanno migliorato il profilo lipidico nel sangue nei pazienti trattati con metformina. Rispetto al placebo, è stato riscontrato che entrambi i trattamenti hanno maggiori probabilità di limitare i fattori di rischio che contribuiscono alle complicanze legate al diabete, nonché di ridurre il rischio di futuri eventi cardiovascolari in un periodo di 10 anni (stimato utilizzando il punteggio di rischio di Framingham) (147 ) . Da notare che è possibile che le differenze genetiche tra i pazienti diabetici influenzino l'effetto della supplementazione di vitamina C sul rischio cardiovascolare. In particolare, uno specifico allele del gene dell'aptoglobina (Hp), ovvero Hp2, sembra essere associato ad un aumentato rischio di complicanze vascolari diabetiche. I portatori di due copie dell'allele Hp2 (Hp2-2) esprimono una proteina Hp che ha una minore capacità di legare e rimuovere l'emoglobina libera (Hb) pro-ossidante dal plasma , rispetto alle proteine ​​Hp codificate da Hp1-1 e Hp1 -2 genotipi. Quando i risultati dello studio Women's Antioxidant Vitamin Estrogen (WAVE) sono stati rianalizzati sulla base del genotipo Hp, la terapia antiossidante (1.000 mg/die di vitamina C + 800 UI/die di vitamina E) è stata associata al miglioramento dell'aterosclerosi coronarica nelle donne diabetiche con Genotipo Hp1-1 ma peggioramento dell'aterosclerosi coronarica in quelli portatori del genotipo Hp2-2 (148) . I risultati di un altro studio degli stessi ricercatori hanno suggerito che la vitamina C non potrebbe impedire l' ossidazione delle lipoproteine ​​ad alta densità (HDL) - colesterolo da parte dei complessi glicati Hb-Hp2-2 in vitro né ripristinare la funzione HDL compromessa nei topi diabetici portatori di Hp2-2 genotipo (149) . Sepsi La sepsi e lo shock settico - definiti come pressione sanguigna bassa persistente indotta da sepsi - sono associati a tassi di mortalità elevati nei pazienti critici (150, 151) . Poiché le risposte infiammatorie sistemiche comportano un eccessivo stress ossidativo , è stato suggerito che fornire nutrienti antiossidanti come la vitamina C può migliorare l'esito dei pazienti critici nelle unità di terapia intensiva. Inoltre, l'ipovitaminosi C è comune nei pazienti critici, specialmente in quelli con shock settico, e persiste nonostante la terapia nutrizionale enterale/parenterale fornisca le quantità raccomandate di vitamina C (152). È probabile che il fabbisogno di vitamina C sia aumentato in questa popolazione a causa della risposta ipermetabolica guidata dalla reazione infiammatoria sistemica (152, 153) . La somministrazione endovenosa di 50 mg o 200 mg di vitamina C per kg al giorno per 96 ore a pazienti con sepsi ricoverati in unità di terapia intensiva è stata trovata per correggere la carenza di vitamina C. La vitamina C ha anche impedito l'aumento dei punteggi di Sequential Organ Failure Assessment (SOFA) e Acute Physiologic Assessment and Chronic Health Evaluation (APACHE) II, utilizzati per valutare la gravità della malattia e il rischio di mortalità, osservati nei pazienti trattati con placebo (154). L'infusione di vitamina C ha anche ridotto la concentrazione di marker di infiammazione e danno endoteliale nei pazienti rispetto al placebo (154) . In un altro studio randomizzato , in doppio cieco e controllato su 28 pazienti critici con shock settico, l'infusione di 25 mg di vitamina C per kg ogni sei ore per 72 ore ha significativamente limitato il fabbisogno di noradrenalina vasopressore, diminuendo sia la dose che la durata del trattamento — e ha notevolmente migliorato il tasso di sopravvivenza a 28 giorni (155) . Risultati simili sono stati riportati in pazienti settici trattati con vitamina C per via endovenosa (1,5 g/6 h), idrocortisone (50 mg/6 h) e tiamina(200 mg/12 h) fino alla dimissione ospedaliera. Rispetto allo standard di cura, questo cocktail di intervento ha più che dimezzato la durata media dell'uso di vasopressori (18,3 ore contro 54,9 ore) e ridotto le probabilità di mortalità di quasi il 90% (156) . Sebbene la somministrazione endovenosa di vitamina C sembri essere sicura e ben tollerata, esiste un rischio non trascurabile di nefropatia da ossalati (una rara causa di insufficienza renale) in questi pazienti critici (157) . Vedi anche la sezione sulla sepsi nel Simposio sulla vitamina C - Parte del 9 LPI ° Conferenza Internazionale sulla dieta e la salute ottimale . Cancro Via di somministrazione Studi negli anni '70 e '80 condotti da Linus Pauling, Ewan Cameron e colleghi hanno suggerito che grandi dosi di vitamina C (10 g/giorno infusi per via endovenosa per 10 giorni seguiti da almeno 10 g/giorno per via orale a tempo indeterminato) erano utili per aumentare la sopravvivenza tempo e migliorare la qualità della vita dei malati terminali di cancro (158) . Ne è scaturita la controversia sull'efficacia della vitamina C nel trattamento del cancro, che ha portato al riconoscimento che la via di somministrazione della vitamina C è fondamentale (22 , 159) . Rispetto alla vitamina C somministrata per via orale, la vitamina C per via endovenosa può portare a concentrazioni plasmatiche di vitamina C da 30 a 70 volte più elevate (25). Concentrazioni plasmatiche più elevate raggiunte tramite la somministrazione endovenosa di vitamina C sono paragonabili a quelle tossiche per le cellule tumorali in coltura. Il meccanismo antitumorale dell'azione della vitamina C per via endovenosa è in fase di studio. Può comportare la produzione di alti livelli di perossido di idrogeno, selettivamente tossico per le cellule tumorali (22 , 160-162) , o la disattivazione del fattore inducibile dall'ipossia, un fattore di trascrizione pro-sopravvivenza che protegge le cellule tumorali da varie forme di stress (159 , 163). , 164) . La vitamina C probabilmente svolge anche un ruolo nel mantenimento dell'integrità del genoma e nella protezione contro la trasformazione cellulare attraverso la regolazione del DNA e degli enzimi demetilanti dell'istone (vedi Funzione) (165) . Sicurezza L'evidenza attuale da studi clinici controllati indica che la vitamina C per via endovenosa è generalmente sicura e ben tollerata nei pazienti oncologici. Da notare, poiché la somministrazione endovenosa di 80 g di vitamina C ha precipitato l'anemia emolitica in due soggetti con deficit di glucosio-6-fosfato deidrogenasi, i pazienti che devono ricevere un'infusione di vitamina C ad alte dosi vengono sistematicamente sottoposti a screening per questa malattia genetica (166) . Quattro studi clinici di fase I in pazienti con cancro avanzato hanno rilevato che la somministrazione endovenosa di vitamina C a dosi fino a 1,5 g/kg di peso corporeo (equivalenti a circa 100 g/die per una persona di peso medio [70 kg]) e da 70 a 80 g / m 2è stato ben tollerato e sicuro nei pazienti pre-screening (167-170) . Alcuni studi osservazionali su pazienti oncologici sottoposti a chemioterapia e/o radioterapia hanno riportato che il trattamento complementare con vitamina C per via endovenosa era associato a una riduzione degli effetti collaterali associati al trattamento ea un miglioramento della qualità della vita (171) . Uno studio di fase I su nove pazienti con carcinoma pancreatico metastatico ha mostrato che le concentrazioni millimolari di vitamina C plasmatica possono essere raggiunte in modo sicuro se somministrate in combinazione con i farmaci chemioterapici antitumorali, gemcitabina ed erlotinib (168) . Sensibilità alla vitamina C Saggi retrospettivi di formazione di colonie in vitro hanno rivelato che le cellule leucemiche dei pazienti hanno mostrato una sensibilità variabile al trattamento con vitamina C: le cellule leucemiche di sette dei nove pazienti che hanno avuto un significativo beneficio clinico erano sensibili alla vitamina C in vitro (cioè, "responder"); le cellule leucemiche dei restanti sei pazienti non erano sensibili alla vitamina C (cioè, "non-responder"). Pertanto, i test di sensibilità alla vitamina C in vitro possono fornire un valore predittivo per la risposta clinica al trattamento con vitamina C per via endovenosa. I meccanismi alla base della sensibilità differenziale alla vitamina C sono in fase di studio. In vitroesperimenti condotti utilizzando 11 diverse linee cellulari cancerose hanno dimostrato che la sensibilità alla vitamina C era correlata con l'espressione della catalasi, un enzima coinvolto nella decomposizione del perossido di idrogeno (172) . Circa la metà delle linee cellulari testate era resistente alla citotossicità della vitamina C, una risposta associata ad alti livelli di attività della catalasi. La sensibilità alla vitamina C può anche essere determinata dall'espressione del trasportatore 2 della vitamina C sodio-dipendente (SVCT-2), che trasporta la vitamina C nelle cellule (173) . Livelli più elevati di SVCT-2 sono stati associati a una maggiore sensibilità alla vitamina C in nove diverse linee cellulari di cancro al seno. Inoltre, SVCT-2 è stato espresso significativamente in 20 campioni di tessuto di cancro al seno, ma debolmente espresso nei tessuti normali. Infine, mutazioni nei geni che codificano per le demetilasi TET dipendenti dalla vitamina C, mutazioni comuni nelle cellule tumorali, possono anche contribuire alla resistenza al trattamento con vitamina C (165) . Efficacia L'attuale evidenza dell'efficacia della vitamina C per via endovenosa nei pazienti oncologici è limitata a studi osservazionali , interventi non controllati e case report (174,175) . C'è bisogno di studi clinici di fase II più ampi e di più lunga durata che testino l'efficacia della vitamina C per via endovenosa nella progressione della malattia e nella sopravvivenza globale (176) . Vedi anche la sezione sul cancro nel Simposio sulla Vitamina C - Parte del 9 LPI ° Conferenza Internazionale sulla dieta e la salute ottimale . Raffreddore Il lavoro di Linus Pauling ha stimolato l'interesse del pubblico nell'uso di dosi superiori a 1 g/giorno di vitamina C per prevenire il comune raffreddore (177) . Negli ultimi 40 anni, numerosi placebo controllata al trial hanno esaminato l'effetto della vitamina C supplementazione sulla prevenzione e il trattamento del raffreddore. Una meta-analisi del 2013 di 53 studi controllati con placebo ha valutato l'effetto della supplementazione di vitamina C sull'incidenza, la durata o la gravità del raffreddore comune quando assunto come supplemento giornaliero continuo (43 studi) o come terapia all'insorgenza dei sintomi del raffreddore ( 10 prove) (178). Per quanto riguarda l'incidenza dei raffreddori, è stata osservata una differenza tra due gruppi di partecipanti. L'integrazione regolare con vitamina C (da 0,25 a 2 g/die) non ha ridotto l'incidenza del raffreddore nella popolazione generale (23 studi); tuttavia, nei partecipanti sottoposti a un forte stress fisico (ad es. maratoneti, sciatori o soldati in condizioni subartiche), l'integrazione di vitamina C ha dimezzato l'incidenza del raffreddore (5 prove). Un beneficio dell'integrazione regolare di vitamina C è stato osservato anche nella durata del raffreddore, con un beneficio maggiore nei bambini che negli adulti: l'effetto complessivo dell'integrazione di vitamina C è stato una riduzione del 14% della durata del raffreddore nei bambini e una riduzione dell'8% negli adulti . Finalmente,nessun effetto significativo della supplementazione di vitamina C (1-8 g/die) è stato osservato negli studi terapeutici in cui la vitamina C è stata somministrata dopo che si sono manifestati i sintomi del raffreddore. Inoltre, una revisione sistematica del 2013 degli stessi ricercatori ha identificato solo due piccoli studi randomizzati , in doppio cieco , controllati con placebo che hanno esaminato l'effetto della vitamina C sull'incidenza dell'asma indotta da infezioni respiratorie (179) . Uno studio ha scoperto che l'integrazione di vitamina C (1 g/giorno) per 14 settimane riduce il rischiodi attacchi di asma scatenati da infezioni respiratorie. L'altro studio ha randomizzato i soggetti con diagnosi di asma correlata all'infezione a ricevere 5 g/die di vitamina C o un placebo per una settimana; è stato riscontrato che una percentuale inferiore di partecipanti presentava ipersensibilità bronchiale all'istamina - che caratterizza l'asma cronico - nel gruppo vitamina C rispetto al gruppo di controllo (rivisto in 179 ). Queste osservazioni devono essere confermate in studi più ampi e ben progettati. Asma Una revisione sistematica del 2013 ha identificato 11 studi randomizzati controllati che hanno valutato l'effetto della vitamina C sull'asma (otto studi) o sulla broncocostrizione indotta dall'esercizio (tre studi) (180) . La broncocostrizione indotta dall'esercizio è un restringimento transitorio delle vie aeree che si verifica dopo l'esercizio ed è indicato da una diminuzione ≥10% del volume espiratorio forzato in 1 secondo (FEV 1). Nei tre studi che includevano un totale di 40 partecipanti con broncocostrizione indotta dall'esercizio, la somministrazione di vitamina C prima dell'esercizio (una dose di 0,5 g nei due giorni successivi in ​​uno studio, una dose singola di 2 g nel secondo studio e 1,5 g al giorno per due settimane nella terza prova) ha ridotto significativamente il declino indotta dall'esercizio del FEV 1 . Tra i cinque su otto prove in soggetti asmatici che hanno riportato il FEV 1 esiti, nessuno ha trovato una differenza tra la vitamina C supplementazione e il placebo (180) . Tossicità del piombo Sebbene l'uso di vernici al piombo e benzina al piombo sia stato interrotto negli Stati Uniti, la tossicità del piombo continua a essere un problema sanitario significativo, specialmente nei bambini che vivono nelle aree urbane. Crescita e sviluppo anormali sono stati osservati nei neonati di donne esposte al piombo durante la gravidanza, mentre i bambini che sono cronicamente esposti al piombo hanno maggiori probabilità di sviluppare difficoltà di apprendimento, problemi comportamentali e di avere un basso QI. Negli adulti, la tossicità del piombo può causare danni ai reni, ipertensione e anemia . Diversi studi trasversali hanno riportato un associazione inversa tra la vitamina C lo stato e la concentrazione di piombo nel sangue. Ad esempio, in uno studio su 747 uomini anziani, la concentrazione di piombo nel sangue era significativamente più alta in coloro che riportavano un'assunzione totale di vitamina C nella dieta in media inferiore a 109 mg/giorno rispetto a quelli con un'assunzione maggiore di vitamina C (181) . Uno studio molto più ampio su 19.578 persone, inclusi 4.214 bambini di età compresa tra 6 e 16 anni, ha riscontrato che concentrazioni sieriche di vitamina C più elevate sono associate a concentrazioni di piombo nel sangue significativamente più basse (182). Un'indagine nazionale statunitense su oltre 10.000 adulti ha rilevato che le concentrazioni di piombo nel sangue erano inversamente correlate alle concentrazioni sieriche di vitamina C (183) . Il fumo di sigaretta o l'esposizione di seconda mano al fumo di sigaretta contribuisce ad aumentare la concentrazione di piombo nel sangue e ad uno stato di esposizione cronica a basso livello di piombo. Uno studio di intervento su 75 fumatori maschi adulti ha rilevato che l'integrazione con 1.000 mg/die di vitamina C ha comportato una concentrazione di piombo nel sangue significativamente più bassa per un periodo di trattamento di quattro settimane rispetto al placebo (184) . Una dose più bassa di 200 mg/die non ha influenzato significativamente la concentrazione di piombo nel sangue, sebbene le concentrazioni sieriche di vitamina C non fossero diverse da quelle del gruppo che ha assunto 1.000 mg/die. Il meccanismo o i meccanismi con cui la vitamina C riduce la concentrazione di piombo nel sangue non è noto, tuttavia è stato proposto che la vitamina C possa inibire l'assorbimento intestinale (184) o aumentare l' escrezione urinaria di piombo (185) . Fonti A differenza delle piante e della maggior parte degli animali, gli esseri umani hanno perso la capacità di sintetizzare la vitamina C in modo endogeno e quindi hanno un fabbisogno dietetico essenziale per questa vitamina (vedi L'indennità dietetica raccomandata ). I risultati di 7.277 partecipanti al National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES) degli Stati Uniti 2003-2004 hanno indicato che circa il 7,1% degli individui di età ≥6 anni era carente di vitamina C, in base alle concentrazioni sieriche di vitamina C <11,4 μmol/L (36 ) . Lo studio nazionale ha identificato i fumatori e quelli di basso status socioeconomico ad essere entrambi a più alto rischio di carenza di vitamina C (36) . Fonti di cibo Come mostrato nella Tabella 3 , frutta e verdura diverse variano nel loro contenuto di vitamina C, ma cinque porzioni (2½ tazza equivalenti) di una varietà di frutta e verdura dovrebbero avere una media di circa 150-200 mg di vitamina C, specialmente se la vitamina C -si consumano frutti ricchi. Se desideri controllare gli alimenti per il loro contenuto di vitamina C, cerca FoodData Central dell'USDA . Tabella 3. Alcune fonti alimentari di vitamina C Cibo Servendo Vitamina C (mg) Kiwi, Zespri SunGold 1 frutto (81 g) 131 Succo di pompelmo, rosa, crudo tazza (6 once) 94 Succo d'arancia, crudo tazza (6 once) 93 Fragole 1 tazza, intero 85 Succo di pompelmo, bianco, crudo tazza (6 once) 70 Kiwi 1 frutto (74 g) 69 arancia 1 medio 65 Peperone rosso dolce, crudo ½ tazza, tritata 59 Broccoli, cotti ½ tazza 51 Pompelmo, crudo ½ media 44 Cavoletti di Bruxelles, cotti ½ tazza 37 Patata, bianca, polpa e pelle 1 media, al forno 22 Pomodoro, rosso, maturo, crudo 1 medio 17 Banana, cruda 1 medio 10 Mela, cruda 1 medio 8 Spinaci, crudi 1 tazza 8 Supplementi La vitamina C (acido L-ascorbico) è disponibile in molte forme, ma ci sono poche prove scientifiche che una forma sia meglio assorbita o più efficace di un'altra. La maggior parte della ricerca sperimentale e clinica utilizza l'acido ascorbico o il suo sale sodico, chiamato ascorbato di sodio. L'acido L-ascorbico naturale e sintetico sono chimicamente identici e non ci sono differenze note per quanto riguarda le attività biologiche o la biodisponibilità (186) . ARTICOLO OREGON STATE UNIVERSITY LINUS PAULING INSTITUTE https://lpi.oregonstate.edu/mic/

Friday, April 30, 2021

Dipendenza da PAURA

Sopratutto in questo momento così delicato per la Nostra VITA 

 riflettiamo sulle DIPENDENZE

sul nostro COMPORTAMENTO   verso NOI STESSI e VERSO GLI ALTRI

Sto creando un Corso  sull'Operatore Anti DIPENDENZE

La prima di tutti è la PAURA  EMOZIONE

 CHE   E' STATA CREATA PER DIFENDERCI DA UN PERCOLO

MA  NEL TEMPO HA ASSUNTO CARATTERE NEGATIVO FINO A RINCHIUDERCI

NELL'ISOLAMENTO  LA PAURA DEL NUOVO , LA PAURA DELL'ALTRO .

IL NOSTRO PENSIERO è POTENTE IN QUESTA REALTA'  

SIAMO CREATORI DELLA NOSTRA VITA 

TRAMITE LA LEGGE DELL'ATTRAZIONE 

CHI LA CONOSCE SA DI COSA PARLO  

CI SONO MOLTE PERSONE "MASSA CRITICA"  CHE  NE E' A CONOSCENZA 

MA FORSE NON SAPPIAMO ANCORA USARLA   STIAMO IMPARANDO 

LA PAURA  è TERRIFICANTE  CI INDUCE A CREDERCI COSTANTEMENTE 

SBAGLIATI  FALLIMENTARI IN TUTTO  IMPOTENTI VERSO IL MONDO 

E VERSO LE PERSONE = LA SOCIETA' 

DA UN LIBRO LETTO  HO TRATTO  QUESTE DEDUZIONI  

DAL CERVELLO RETTILIANO   ABBIAMO IMPARATO LA PAURA 

REGISTRAZIONE CON AMIGDALA  POI PERO' E' STATA PORTATA AI DUE CERVELLI  DESTRO E SINISTRO  ESSI ELABORANO IN MODO DIFFERENTE LE INFORMAZIONI  

DESTRO CREATIVO NON LINEARE  ILLUMINANTE   ACCESSO A ALTRE CAPACITA' 

SINISTRO LOGICO  TRADIZIONALE  LIMITANTE  

ESSI CI DANNO  DIVERSI COMPORTAMENTI CHE TUTTI ABBIAMO  

MA CHE PORTATI ALL'ABITUDINE CI DANNEGGIANO 

 OCCORRE FERMARSI E VALUTARLI  
Emisfero Destro
1.Adrenalina
2.Sicurezza
3.Impotenza
4.Elusione

5.Sottomissione 


Emisfero Sinistro
1.Logica
2.Isolamento
3.Ego /Narcisismo
4.Forza di Volontà
5.Distrazione 

QUESTE   DIPENDENZE VENGONO SPIEGATE NEL CORSO   OPERATORE ANTIDIPENDENZE 

UNA MIA ELABORAZIONE COME RICERCATRICE ENERGETICA 


CHAKRA DIPENDENZE
7 Pensieri Fissi Rigidità  Anandamine
6 Caffè INTERNET  Ossitocina Prolattina 
VIDEO GIOCHI
5 Fumo TEST  Endorfine
FAGERSTROM 1
4 Dip Affettive Dopamina
3 Alcool Cibo  Serotonina 
DESTRA SINISTRA 
2 Sesso Testosterone Estrogeni
GIOCO AZZARDO 
1 Alimentare Adr Nadr Cortisolo
Acquisti materia 


IL LEGAME TRA CENTRI ENERGETICI  QUINDI PERCORSO EVOLUTIVO INDIVIDUALE

NEUROTRASMETTITORI E   ENDOCRINO

E DIPENDENZE   BLOCCHI   CHE POSSONO CAUSARE  IN PRIMIS

MODIFICAZIONI DEL COMPORTAMENTO   E LINGUAGGIO  DELLA PERSONA


FINO AD ARRIVARE  A NEUROPERSONALITA'  ( DESCRITTE DA NITAMO MONTECUCCO   BAGNI DI LUCCA)

QUESTE NEUROPERSONALITA'  SI SVILUPPANO SE NON ADEGUATAMENTE  ELABORATE    IN CARATTERISTICHE  PSICHICHE


ENERGETICO  NEUROPERSONALITA' LOEWN BIOENERGETICA 
Distrazione 7 chakra 7
Isolamento 7 chakra 
LOGICA 6 chakra  OSSESSIVO COMPULSIVO 6
Sottomissione 5 chakra  EVITANTE 5 RIGIDO 
Elusione 4 chakra ANTISOCIALE  4 MASOCHISTA
Ego Narcisismo 3 chakra 
Impotenza 3 chakra NARCISISTA  3 PSICOPATICO
Blocco della creatività 2 CK BORDER LINE  2 ORALE
Sicurezza 1 Chakra
Forza di Volontà 1 chakra  SCHIZOIDE  1 SCHIZOIDE 
Dipendenza da Adrenalina 1 Chakra 




COSA FARE QUINDI   PER LA PAURA ? 

SIA MIA CHE DEL PROSSIMO  ?

1) SAPERLE RICONOSCERE

2)  STENDERE UN DIARIO SERALE SUI COMPORTAMENTI  E REAZIONI DELLA GIORNATA      (RICHIEDETE FORMATO WORD  QUESTION LIFE )

3) AVERE UNA PERSONA FIDATA CON LA QUALE CONDIVIDERE  AMICA O PROFESSIONISTA NELLE RELAZIONI D'AIUTO

4)  IMPARARE TECNICHE DI AUTOSALVATAGGIO 

ES RESPIRO CONSAPEVOLE

5)    IMPARARE E CONOSCERE
COMUNICAZIONE  ACCETTAZIONE  RELAZIONI  EMPATIA 

6)  DAL NATUROPATA EVOLUTIVO  

PER ULTERIORI   ELABORAZIONI E TRATTAMENTI

  1. TEST SUI NEUROTRASMETTITORI  
  2. TEST  SULLE DIPENDENZE AFFETTIVE  
  3. TEST SULLE DIPENDENZE  FUMO ECC 
  4. LE MALATTIE DI DERIVAZIONE  SQUILIBRI  
  5. FARMACI  CHE BLOCCANO O LIBERANO I NEUROTRASMETTITORI  
  6. TRATTAMENTI BIOENERGETICI  RIFLESSOLOGICI
  7. MEDICINE VIBRAZIONALI  
MODELLI  SEGUITI :
BIOENERGETICA PSICOSOMATICA
NEUROSCIENZE
PNEI
PSICOLOGIA


Proposta Percorsi : 

PERCORSI EVOLUZIONE INDIVIDUALE/ GRUPPO 

1)  LIFE SKILLS   COMPETENZE PER LA VITA

2)  OPERATORE ANTIDIPENDENZE  


DA NATUROPATA S.ANTONELLA 

PRESSO CENTRO NATURA INSIEME FVG

PER INFO   naturainsieme5@gmail.com













Problematiche Emotive Mancanza di Empatia

L'Immagine illustra bene il concetto Lo Specchio e i soggetti a BUCHI ... Ognuno di Noi Individuo è Un MONDO DENTRO e Ci Relazioniam...